Perché lasciamo la mancia in un ristorante dove non torneremo mai più? Perché curiamo il computer portatile di uno sconosciuto che si deve assentare un attimo dal tavolo accanto? In generale, perché cooperiamo quando sarebbe nel nostro maggior interesse agire in modo egoistico? Una possibilità è che cooperare ripagando la fiducia altrui ci faccia stare bene; un’altra, è che non farlo ci faccia stare male, cioè proviamo senso di colpa. Per quanto semplici le due alternative, non è però banale discriminare quella giusta. Per riuscirci occorrono tre ingredienti: un bravo sperimentalista che si sappia muovere agilmente a cavallo tra le discipline (in particolare economia e neuroscience); un bel «gioco», vale a dire un modello formale (tratto dalla «teoria dei giochi») per definire e quantificare il senso di colpa; e una risonanza magnetica funzionale per osservare il cervello di ciascun giocatore.
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