A Bruxelles niente trappole

Matteo Motterlini ,  Alberto Alemanno Il Sole 24 Ore, Domenica - 15/12/2013

Il Sole 24 Ore

Negli ultimi anni, le scienze comportamentali hanno svelato gli intimi meccanismi cognitivi che si celano, spesso inconsciamente, dietro le nostre scelte e decisioni. In particolare, l’economia comportamentale, confutando l’ipotesi neoclassica della piena razionalità umana, ha rivelato una serie di «distorsioni psicologiche» in grado di spiegare perché, spesso, le persone prendono decisioni che vanno contro i loro interessi. È ben documentata per esempio la tendenza delle persone a rispettare le impostazioni predefinite (si tratti dell’iscrizione a un fondo pensione, l’autorizzazione all’espianto di organi o semplicemente l’utilizzo di un software che gira sul nostro pc). Se non si è automaticamente indirizzati verso l’opzione che sarebbe per noi preferibile, è pertanto improbabile che la si sottoscriva spontaneamente. Allo stesso modo, sappiamo che un’informazione mirata e concreta può indurre un comportamento in senso virtuoso molto più efficacemente di statistiche asettiche e impersonali. Ecco perché le avvertenze illustrative dei prodotti del tabacco producono maggiori effetti dissuasivi delle avvertenze testuali. Sappiamo inoltre che il nostro comportamento è influenzato da quello che fanno gli altri, e che la percezione di una norma sociale determina l’assunzione di rischi in relazione per esempio al consumo di tabacco, droghe e alcol in una data comunità. È evidente che l’importanza di questi risultati per il benessere dei cittadini non può essere trascurata da politiche pubbliche «comportamentalmente informate». Peccato però che al momento a sfruttare questi aspetti siano soprattutto le multinazionali e i poteri forti, la cui vocazione è il profitto non necessariamente il benessere dei cittadini.

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