Stefano Cappa

Professore ordinario di Neuroscienze Cognitive  presso l’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano, ove è anche Direttore della Divisione Neurologica del San Raffaele Turro. Membro dell’ International Neuropsychological Symposium, del Research Group on Aphasia and Cognitive Disorders della Federazione Mondiale di Neurologia e della Society for Neuroscience. Fa parte dell’Editorial Board delle riviste: Aphasiology, Neuropsychological Rehabilitation, Journal of Neurological Sciences,  Neurological Sciences e Cortex, ed è co-editor in chief di Behavioural Neurology. Le principali collaborazioni scientifiche in corso sono con University College, Londra, ove è Senior Research Associate (G. Vigliocco), con il Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences, Leipzig (A. Federici), con l’Università di California a San Francisco (M.L. Gorno Tempini) e con l’Università di Chicago  (J. Cacioppo).

Come il cervello produce la mente? Una volta accettata la liceità di questa domanda, è molto istruttivo cercare di comprendere come sia possibile tentare di formulare delle risposte. Il problema centrale è quello degli strumenti, e buona parte della mia ricerca è proprio andata in questa direzione. Il posto d’onore continua a spettare allo studio delle conseguenze delle malattie del cervello sulle funzioni della mente. E’ il metodo principe della neuropsicologia, a partire dalla famosa osservazione di Broca sulle conseguenze di una lesione cerebrale sul linguaggio articolato, o dal caso clinico di Phineas Gage che dopo un grave trauma al cervello aveva cambiato personalità. Negli ultimi venti anni gli sviluppi delle tecnologie, ed in particolare l’esplosione dei metodi di neuroimmagine funzionale, hanno enormemente ampliato le nostre possibilità. Non dobbiamo più attendere che il caso ci faccia incontrare il paziente che andiamo cercando. Possiamo studiare l’attività del cervello in vivo, in soggetti sani, con tecniche quali la risonanza magnetica funzionale, e possiamo addirittura interferire in modo innocuo e reversibile con il funzionamento cerebrale con la stimolazione magnetica trancranica. Le domande che possiamo formulare diventano sempre più raffinate, e hanno possibilità sempre maggiori di trovare una risposta, ora o in un futuro vicino