Gianvito Martino

Gianvito Martino, medico, neurologo, dirige la Divisione di Neuroscienze dell’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano. È Honorary Professor alla School of Medicine and Dentistry at Queen Mary University of London (UK). Già presidente dell’Associazione Italiana di Neuroimmunologia (AINI), è attualmente presidente della International Society of Neuroimmunology (ISNI). Ha fondato nel 1999 la European School of Neuroimmunology (ESNI), di cui è tuttora il coordinatore scientifico. Membro di numerose società scientifiche nazionali e internazionali, ha ricevuto premi per la sua attività di ricerca, tra cui il Premio Rita Levi-Montalcini. Già presidente dell’Associazione per la Cultura Sinapsi, è tra i fondatori di BergamoScienza. Le sue ricerche sulle cellule staminali del cervello rappresentano una concreta speranza per lo sviluppo di nuove e più efficaci terapie per gravi malattie neurologiche tuttora incurabili.

Come si difende il cervello? Fino a qualche decennio fa si pensava che il cervello fosse capace di difendersi dagli estranei che volevano invaderlo solo perché era «immunologicamente privilegiato»: questo significava, semplicemente, che al suo interno non avvenivano reazioni immuni. La ragione di tale assunzione si basava sul fatto che il cervello fosse inaccessibile al sistema immunitario stesso (in linea con quello che si pensava sulla capacità di tollerare» il feto) perché difeso da barriere anatomiche impenetrabili. Oggi si sa che non è così e che questa visione era estremamente semplicistica. Possiamo dire senza tema di smentita che il cervello possiede un sistema di difesa molto più sofisticato e complesso di quanto si pensasse fino a qualche decennio fa. Potremmo addirittura dire che il cervello si difende grazie all’aiuto di più componenti cellulari appartenenti a sistemi diversi, ma tra loro funzionalmente interconnessi, tra cui le cellule staminali del cervello e non. Ed è proprio delle interazioni tra sistema immunitario e cervello che si occupa la neuroimmunologia, una giovane branca della scienza che sta ridisegnando - all’interno di uno scenario neurobiologico mutante - non solo il concetto stesso d’identità (biologica) ma anche, i confini interni ed esterni tra noi e agli altri.