Corriere della Sera – 30.04.2012
Come si fa a capire se un jazzista sta realmente improvvisando un pezzo musicale? Uno studio effettuato con la risonanza magnetica funzionale ha svelato quali parti
del cervello permettono di riconoscere le melodie improvvisate: l’amigdala (una struttura legata a percezione ed espressione dell’emotività) e il sistema motorio. Peter E. Keller e Annerose Engel del Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences di Lipsia hanno chiesto a delle persone di ascoltare alcuni pezzi jazz, solo alcuni dei quali erano improvvisati. I risultati, pubblicati su Frontiers in Auditory and Cognitive Neuroscience, dimostrano che l’amigdala permette di riconoscere le melodie davvero improvvisate, mentre l’attività delle aree motorie è modulata dal giudizio personale dei partecipanti (“è improvvisato/non è improvvisato”) e dal loro livello di esperienza musicale. Inoltre, le aree motorie attivate nei soggetti studiati sono le stesse coinvolte nell’esecuzione delle performance udite: questa corrispondenza fra l’attività cerebrale dell’ascoltatore e quella dei musicisti suggerisce come il riconoscimento della spontaneità si basi sull’empatia, ossia sulla possibilità di mettersi nei panni dell’altro. Una conferma a questa ipotesi è stata fornita da nuovi risultati ottenuti da Giacomo Novembre e Luca Francesco Ticini, due ricercatori Italiani al Max Planck Institute, e pubblicati recentemente sulla rivista Cerebral Cortex in collaborazione con Keller.